Da sempre esiste una profonda distinzione tra la fotografia formale e grafica e la fotografia neorealista che affonda le sue radici nel reportage umanistico – romantico, nella fotografia di strada ed in quella di varia documentazione sociale.
E’ opinione corrente che il neorealismo sia quello più deputato a rispettare la funzione peculiare dello specifico fotografico e indubbiamente i fotografi che si sono mossi in ambito neorealista sono coloro che, storicamente, hanno avuto più successo. Basta pensare ad autori storici come Bresson e Doisneau ed anche ai più contemporanei Erwitt e Gardin tanto per citarne alcuni.
La fotografia formale risulta relegata nell’ambito delle gallerie e vive quasi ignorata dall’editoria. Ed anche a livello amatoriale ha sempre faticato ad emergere.
Oggi siamo chiamati a commentare l’opera di Roberto Batini, una realizzazione di aspetto grafico caratterizzata da una sintesi estrema dove Il soggetto e il suo riflesso costituiscono un continuum molto interessante e coinvolgente.
Un contrasto esasperato ha tolto al fondo qualsiasi forma di modulazione, fornendo una realtà ripulita dalla quale non emergono elementi secondari che potrebbero distogliere l’osservatore dal godimento di un soggetto che ci trasporta in un mondo metafisico, onirico e pacato con un forte richiamo a molte immagini di Michael Kenna. Senza dimenticare il miglior simbolismo orientale.
Bravo il Batini, l’osservazione del suo lavoro trasmette piacevolezza e mi piace pensarlo fuori dal monitor stampato in grandi dimensioni.
Roberto Evangelisti