Veramente affascinante e ben realizzata quest’ immagine di Fabio Garuti, e mi sono divertito ad analizzarla nei suoi vari significati.
Prima come fotografia di paesaggio, genere, a cui, senza dubbio, appartiene. Attraverso essa ci propone una natura incontaminata come nel tempo della genesi, una caratteristica, oggi, difficile da trovare perché siamo abituati ad osservare il paesaggio mutuato dall’opera dell’uomo, ovunque vi sono tracce del suo passaggio: case, strade, fossati, confini. Qui niente di tutto ciò, tutto è calmo e senza elementi di disturbo.
Un piccolo uomo solo, con la sua presenza, da una misura della maestosità di un ambiente appena segnato dal suo passaggio. Le tracce dei passi come una vena di vita!
Monti e nuvole incombenti attraverso un’ampia gradazione di grigi, che sottintendono una realtà cromatica, trasmettono un’ineguagliabile sensazione di pace perché la fotografia è specchio del reale, un quadro dipinto non avrebbe avuto la stessa valenza.
Esiste, poi, per me, un rimando emozionale che mi porta indietro nella storia della fotografia mi fa pensare sia alle “Dune” di A. Adams , che agli Equivalents di Stieglitz! Erano, quest’ultime, solo immagini di nubi per le quali era necessario un coinvolgimento emotivo per poterle gustare appieno. Osservo questo lavoro di Garuti e le ricordo, difficile fare un parallelo vero? eppure c’è.
Roberto Evangelisti