Che cos’è il ritratto per noi fotografi? Non certo lo scatto che riprende i dati somatici di una persona ai fini dei documenti di identità. A questo possono pensarci le macchinette nelle edicole apposite che troviamo nelle strade. E’ una ricerca, una introspezione nel personaggio che abbiamo davanti e del quale cerchiamo di individuare gli enigmi che in qualche modo nasconde o mostra nelle rughe della pelle, nello sguardo, nella bocca. Tre elementi che variano e che caratterizzano la persona.
Il ritratto che Calloni presenta è un mezzobusto. Giubbotto e camicia altri elementi caratterizzanti. Pare di indovinare chi è quest’uomo, nella condizione sociale e nei pensieri che forse ha nella mente. Non sorride, è severo, la fronte è solcata da rughe, la barba è bianca brizzolata come anche i capelli.
Il tempo ha iniziato a fare il suo lavoro pare in tutti i sensi perché quegli occhi non concedono niente al fotografo, non c’è condiscendenza, nessun accenno di “cheese” o “smile”… la sua vita è la sua, non la camuffa per una fotografia. Calloni ha scelto il taglio immagine rettangolare. E’ meno usuale per un ritratto e il motivo, a mio parere, è che ha voluto allargare lo spazio, la cornice, per dare un accenno di ambiente che nel nero c’è e non c’è, ma guardando negli occhi di quest’uomo prende corpo nella nostra immaginazione
Giorgio Tani