Che la fotografia sia arrivata alla sua ennesima rivoluzione tecnologica lo sappiamo o almeno lo indoviniamo. E’ cambiato e ormai da tanto, il fatto delle tre entità che collaborano al fine di ottenere l’immagine: fotografo, macchina fotografica, soggetto.
L’elettronica ha superato tutti i confini (basti pensare all’Iphone ultimi modelli) e non si sa se si cerca l’estetizzazione o qualcosa che viene da se, una verità apparente da frugarci dentro. Le reflex più che innovarsi devono adeguarsi.
E infatti “Polvere” non è un ritratto. È piuttosto una ricerca di significati che sommati insieme informano su quanto un semplice attimo trovato o colto al volo può darci. Iniziando da destra: una treccia bionda, un orecchino simbolo dello sport praticato, un ricetrasmettitore. Un volto affaticato, respiro, occhiali cangianti, colore, casco, la parola prem sulla maglietta.
Siamo alla narrazione, che ci dice questa foto? Che esiste ed è cercata una nuova femminilità. La libertà di essere quel che si vuole essere, nello sport, nella vita, nei rapporti uomo donna.
E mi sembra che nonostante quanto accade fuori della cornice della fotografia l’utopia dovrebbe essere questa.
Giorgio Tani