Ammirando questa foto viene banalmente da pensare alla delicatezza del soggetto. Percorrendone il contorno con lo sguardo, il fiore sembra addirittura, a tratti, dissolversi nel bianco assoluto circostante. Solo i colori, seppur pallidi, testimoniano la sua esistenza.
E se invece fosse un atto di coraggio dell’Autore, una provocazione concettuale che sfida i canoni tecnici e compositivi? La penso proprio così. È come se l’Autore avesse voluto comunicare che la bellezza può essere ovunque e, come in questo caso, emergere anche dall’eccesso. Questo contrasto estremo, tra l’intensità della luce e la fragilità del fiore, crea una tensione visiva che sfida l’osservatore a riconsiderare cosa davvero conti nella nostra percezione estetica, spingendoci, qui, a vedere oltre il convenzionale per cogliere quella sottile poesia nascosta nell’equilibrio tra vulnerabilità e splendore.
La fotografia celebra, così, la bellezza che persiste nonostante tutto. Forse il punctum dell’immagine è proprio l’essenza che si intuisce solo attraverso questa provocazione estrema. Vi è quel che affascina e che induce a riflettere su orizzonti visivi non canonici.
Certamente vi è del compiacimento estetico nel provare a spingersi oltre i confini dell’ordinario, sfidando le convenzioni. In questo contesto, non è solo un fine, un’immagine semplicemente piacevole. L’atto di osare, di spingere i limiti, è ciò che conferisce a questa opera la sua potenza e il suo significato profondo, se vogliamo andare a cercarlo.
L’autore ha osato ed ha fatto centro.
Susanna Bertoni