Conosco Carlo Calloni come persona di cultura e indiscutibilmente bravo fotografo.
Per lui la fotografia è un processo che non deve rifarsi, necessariamente, ad altre immagini. Egli sa ascoltare il suo interiore da cui deriva un prodotto inconsueto capace di nobilitare l’interesse attraverso l’insolito e o strano. Pur servendosi di un’immagine assolutamente reale è in grado di proporre un modo di vedere estremamente personale frutto di conoscenze comunque acquisite. Da questo approccio plurisensoriale consegue che la sua fotografia è un’altrove ottenuto dalla teatralità di un soggetto filtrato dalla
sua soggettività.
Nel “Cacciatore” piace il personaggio che salendo le scale si dispone un po’ sulla diagonale dinamicizzando la ripresa. Incuriosiscono i tatuaggi coerenti con il suo sguardo severo, così come la canna del fucile che nella sua parte terminale denota uno studio sulla costruzione dell’immagine che ispira messaggi secondi.
L’evidenza di questo ottimo B.N. è resa anche da una necessaria vignettatura che riporta al centro, sul soggetto.
Non piace la parete scura a sinistra perché inclinata, se fosse stata raddrizzata, e con lei tutta la foto,
avrebbe contribuito a portare ulteriormente sulla diagonale il soggetto aumentandone la dinamicità.
L’immagine rimane, comunque, molto bella!
Roberto Evangelisti