Vi sono immagini che colpiscono subito, altre che hanno bisogno di una successiva elaborazione mentale per averne il pieno godimento; è la sostanziale differenza, spesso dibattuta, tra il vedere ed il guardare. In questo momento la fotografia amatoriale è piena di lavori concettuali per i quali, spesso, l’osservatore fa fatica a decifrarne il messaggio.
Malgrado il cambio dei moduli espressivi le vecchie fotografie di quel reportage umanistico romantico che si rifà ai grandi autori continuano ad avere su di noi grandissimo fascino e la ragione va, a mio avviso, ricercata in quel bisogno di leggerezza di cui abbiamo bisogno pervasi come siamo dalle immagini dell’orrore sia vere che false che ci piovono addosso quotidianamente.
Appartenente al reportage umanistico è questa bella foto di Roberto Cerrai. La sua percezione è immediata e ci fa sorridere. C’è una persona oppressa da una grossa
ruota che trasporta in spalla in uno di quegli ambienti che Marc Augè ha definito non luoghi. Siamo evidentemente in un parcheggio con le pareti cosparse di graffiti: la
ruota è pesante ed il marciapiede in salita.
Un soggetto luciferino proviene dall’oscurità, vestito di scuro e con cappuccio, la gamba alzata dinamizza la scena. Non vediamo chi è e questo aggiunge pathos e
stimola la fantasia.
La composizione ed il taglio sono perfetti. Ottima la resa tonale del B.N.
Roberto Evangelisti