Si tende spesso a presentare un’opera concentrandosi sulla poetica. Vorrei invece parlare del processo creativo, quell’insieme di fasi attraverso le quali un autore sviluppa un’idea, la elabora e la trasforma in un’opera compiuta. È un percorso personale e spesso non lineare, che coinvolge ispirazione, sperimentazione, riflessione e revisione; è un’esplorazione continua in cui l’intuizione si intreccia con la tecnica e l’immaginazione si fonde con la realtà.
Quello di Sandra Ugolini per “Ritualità del silenzio” è un viaggio che unisce una meticolosa attenzione ai dettagli e una profonda esplorazione dei significati nascosti dietro le forme e le composizioni. L’autrice approccia la fotografia non solo come un mezzo per descrivere la realtà, ma come un’opportunità per crearne di nuove attraverso la reinterpretazione dello spazio. Si concentra sulla geometria, consapevole del potere evocativo delle strutture semplici e delle loro interazioni. Il quadrato e i cerchi ad esso inscritti e tra loro concentrici non sono, però, semplici elementi compositivi, ma simboli di stabilità, continuità ed infinito. La scelta del bianco e nero distilla l’immagine nella sua essenza, eliminando le distrazioni cromatiche e accentuando il gioco di luci e ombre. Lo spazio fisico si trasforma, così, in spazio mentale, dove il silenzio diventa protagonista. La presenza umana, posizionata al centro della complessa costruzione, non è un dettaglio casuale, ma una riflessione sull’interazione tra l’individuo e l’ambiente circostante. In questo contesto, il movimento dell’uomo, all’interno della rigidità delle forme, rappresenta la tensione tra l’ordine e la vita, tra il controllo e la naturale espressione. Ogni elemento scelto è posizionato con cura, raggiungendo un equilibrio tra estetica e concettualità.
Susanna Bertoni