“ La fotografia ha dato all’individuo occidentale la possibilità di creare un frammento di eternità, senza dover abbandonare la convinzione che niente è eterno”. (Mormorio).
Dalla nascita della fotografia l’evoluzione della tecnica e dei materiali è stata inequivocabilmente legata alla conquista dell’attimo, questa prerogativa le era negata ai suoi albori quando, per la scarsa sensibilità dei supporti ed il conseguente uso di tempi lunghissimi, poteva rappresentare ciò che era assolutamente immobile. Basta ricordare quella che la storia ci presenta come prima fotografia, mi riferisco “Veduta dalla mia finestra a le Gras”, per la cui realizzazione furono necessarie otto ore di esposizione.
L’immagine di Fabio Garuti catturata con un tempo brevissimo ha permesso di gelare il movimento degliatleti ed anche la palla consentendo all’osservatore di analizzare compiutamente sia l’azione che il“punctum” che la contraddistingue che è, a mio avviso, l’espressione del giocatore in primo piano.
Per aumentare l’evidenza e conseguentemente l’efficacia del momento sportivo ha operato un taglioverticale che non concede distrazioni all’osservatore. Con questa scelta la dinamicità risulta penalizzata maviene recuperata, magistralmente, dalla linea di fuga contrastante dell’atleta in secondo piano chesuggerisce una composizione per “linee aperte” aiutata anche da un leggero spostamento dei soggetti asinistra. Bene anche la ridotta profondità di campo.
Bravo l’autore, difetti nessuno!
Roberto Evangelisti